Meditazione sulla preghiera a Gesù (1994), pp. 85-90
«Bios anghelicòs». Nella vita angelica, la vita contemplativa si associa alla vita attiva; gli angeli sono al servizio degli uomini nello stesso tempo che adorano Dio. Potremmo pensare a una vita contemplativa che ci separi dai nostri fratelli: non è così: gli angeli che contemplano incessantemente Dio sono gli stessi che ti guidano nella vita e ti conducono nelle vie del Signore.
La vita contemplativa nel Cristianesimo non separa dai fratelli, ma importa un superamento, un trascendere e abbracciare ogni cosa. Solo l’amore può realizzare questa vita. Noi vivremo la vita angelica se vivremo dinanzi al trono di Dio come rappresentanti dei nostri fratelli. Il fatto d’impegnarti per gli uomini non ti deve distogliere da Dio. La vita contemplativa non deve essere per te una dispensa dalla vita attiva, non può essere in nessun modo un pretesto perché tu ti senta meno impegnato nella salvezza degli uomini. Allora soltanto tu realizzerai il tuo ideale in modo perfetto quando, vivendo la tua vita contemplativa dinanzi a Dio, vivrai come colui che è a servizio di tutti i fratelli, e tutti li porta nel cuore davanti al Signore. È questa la vita angelica, l’ideale di vita che tu devi realizzare.
(…) È già difficile vivere una vita di preghiera continua: tanto più sarà difficile questa preghiera che dovrebbe consumare tutte le potenze del cuore e dell’anima, tutta la vita, mentre si compie poi la nostra missione all’ufficio, alla scuola, in casa, ecc. Dobbiamo vivere nel mondo, in nessun modo sottrarci al mondo, ma vivere nel mondo come testimoni dell’Invisibile, essere nel mondo come una rivelazione di Dio. Vivere nel mondo, in unione con tutti i fratelli, in un continuo rapporto con loro di amore, di servizio… eppure essere in mezzo a loro come un’apparizione del Cielo.
(…) Dobbiamo vivere in Cielo, anche quaggiù. Vivere in Cielo sarebbe facile se il Signore ci portasse fuori di questo mondo con la morte. Invece non dobbiamo morire, non dobbiamo sottrarci a questo mondo; dobbiamo rimanere quaggiù, e vivere un rapporto continuo con le cose, un servizio continuo ai nostri fratelli, ma vivere quaggiù una vita di pace, di beatitudine, di amore – essere quaggiù in qualche modo la sua luce.
Dobbiamo essere come angeli. Che cosa vuol dire essere come angeli per quel che riguarda il nostro rapporto con Dio? Per quel che riguarda il nostro rapporto con gli uomini? Essere angeli per il Signore vuol dire vivere in un totale oblìo di sé, come consumati nella presenza di Dio – colui che vede il Signore non può ricordarsi di sé. Un’anima che vede il Signore non può avere più conoscenza di sé: Dio la invade talmente che la cancella. L’anima non sente di aver più alcun valore, come non esistesse più… Umiltà totale di un’anima che è come sparita ai propri occhi, dimentica così di se stessa da non sapere più nulla di sé, da non poter più attrarre a sé alcuna creatura! Umiltà che non obbedisce più alla forza centripeta, che attrae a se stessi, ma alla legge di un amore centrifugo che totalmente si dà e non conserva più per sé alcuna cosa. Umiltà totale che s’identifica all’atto dell’adorazione. L’atto di adorazione perfetta non esige certo l’annientamento ontologico, ma quel puro annientamento psicologico della creatura che fa come se essa non fosse.
(…) E tuttavia questo non basta. Investito dalla grazia, trasformato nel Cristo tu vivi ancora nel mondo – tu hai ancora una missione da compiere, tu devi servire. Che cosa è l’angelo di Dio nel suo rapporto col mondo? Puro strumento della volontà divina. Dio per compiere i suoi disegni volle gli angeli: è per gli angeli che si compie quanto Dio vuole quaggiù. Che cosa vuol dire per noi non aver più una volontà propria? La volontà dell’uomo è a servizio esclusivo di Dio: l’uomo non vuole che la Sua volontà. Non ha più un suo disegno da compiere perché non ha più desiderio alcuno. L’uomo è attivo nei confronti delle creature, perché è puramente e totalmente passivo di fronte a Dio. L’angelo non riceve comando dalla creatura, non subisce l’azione dell’uomo: egli è totalmente passivo di fronte a Dio, sempre in ascolto della divina parola, sempre disponibile a Lui, sempre totalmente impegnato al compimento del divino volere.
Ecco quanto c’impone la vita religiosa: di essere come angeli, per vivere una vita che sia adorazione pura e universale servizio.