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Comunità dei figli di Dio

“Siamo una comunità dei figli di Dio non perché viviamo una vita che ci strappa alla consuetudine e al rapporto con gli uomini, e al donarci a loro. No, è il contrario, Viviamo nella Comunità perché vogliamo che la Comunità sia per noi la scuola dell’amore, la scuola della preghiera, la scuola del servizio.”

(Divo Barsotti)

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La comunità dei figli di Dio

Una comunità di monaci nel mondo

Cos'è

La comunità dei figli di Dio (CFD), fondata dal sacerdote Divo Barsotti, (Palaia (PI), 25 aprile 1914 – Settignano, (FI) 15 febbraio 2006) è un’Associazione pubblica di fedeli che desiderano vivere nel mondo il mistero dell’adozione filiale, avendo come strumenti quelli che nella Chiesa sono da sempre i mezzi propri della spiritualità monastica:

ascolto della Parola di Dio, vita liturgica e sacramentale, preghiera del cuore, esercizio della carità fraterna.

Nel mondo: i membri della Comunità non si ritirano negli eremi, non vivono ordinariamente in piena solitudine, ma vivono da monaci nel mondo, tra gli uomini e nelle strutture sociali.

Lavorano negli uffici, nelle scuole, nei posti pubblici, nelle case; sono uomini e donne, giovani e anziani, sposati e non sposati: uniti in un’unica famiglia mediante una consacrazione, grazie alla quale si donano e si consegnano al Verbo di Dio, alla Vergine Madre e alla Chiesa.

La CFD è stata canonicamente riconosciuta dalla Chiesa come “Associazione pubblica di fedeli” con decreto dell’Arcivescovo di Firenze, il cardinale Silvano Piovanelli, in data 6 gennaio 1984.

Cenni Storici

La Comunità è nata negli anni 1947-48 per opera di don Divo Barsotti. Arrivato a Firenze dalla diocesi di San Miniato nel 1945 e accolto dal Cardinal Elia Dalla Costa su sollecitazione di Giorgio La Pira, viveva presso un convento di suore vicino a Porta Romana. Fu un piccolo gruppetto di donne, già legate tra loro da un forte legame religioso, che chiese a don Divo di essere guidato nel cammino spirituale. Egli accettò la proposta. Il Padre – da allora fu sempre chiamato così – dette presto a loro un programma di vita ben preciso: celebrazione quotidiana della liturgia delle Ore, impegno a custodire il sentimento della Divina Presenza pur nel consueto scorrere della vita di ogni giorno, studio e meditazione della Sacra Scrittura e dei testi della grande Tradizione cristiana orientale e occidentale, incontro di gruppo tutte le settimane e una giornata al mese di ritiro. Barsotti sentiva fortemente la necessità che nella Chiesa si risvegliasse la sensibilità al primato dei valori contemplativi come parte integrante della vocazione del battezzato, in qualunque stato di vita si trovasse a vivere. Di qui anche il nome scelto da don Divo per la famiglia religiosa che gli si andava formando intorno: Comunità dei figli di Dio, il nome stesso della Chiesa.

Pian piano la Comunità andò crescendo e negli anni dal 1950 al 1960 si formarono gruppi in varie parti d’Italia: a Viareggio, Venezia, Palermo, Modena, Napoli… Anche la struttura della Comunità si andò pian piano delineando, fino alla sua ultima definizione, che si ebbe quando all’interno della Comunità si realizzò la vita comune, e si aprirono alcune case, maschili e femminili, con una impostazione di vita molto vicina alla disciplina religiosa in senso classico.

La Comunità dei figli di Dio si costituì allora come “famiglia religiosa” pur comprendendo al suo interno tutti i diversi stati di vita; è la sua struttura attuale, oggi che la CFD si è diffusa anche all’estero (Gran Bretagna) fino in Africa (Benin), in America latina (Colombia), in Asia (Sri Lanka) e in Oceania (Australia).

Struttura

Questa la struttura in quattro rami:

– Laici che vivono nel mondo, sposati o non sposati, i quali, dopo un congruo periodo di preparazione, si consacrano a Dio nella Comunità. È questo il primo ramo della Comunità.

– Sposi o coppie di sposi che desiderano impegnarsi a vivere in famiglia seguendo i dettami dei consigli evangelici e quindi professando i voti di povertà, castità coniugale e obbedienza. È il secondo ramo.

– Chi, pur restando a vivere nel mondo, vuole vivere la sua donazione a Dio nello stato verginale può professare i voti religiosi di povertà, castità piena e obbedienza (terzo ramo).

– Infine il quarto ramo comporta la vita religiosa nelle case di vita comune, con fratelli e sorelle che lasciano tutto per vivere in piccole fraternità la cui impostazione di vita è tipicamente monastica: preghiera, silenzio, lavoro, studio.

Anche i sacerdoti diocesani possono far parte della Comunità, mantenendo la propria identità secolare e collocandosi o nel primo o nel terzo ramo.

Il Governo

Superiore di tutta la Comunità (canonicamente ne è il Moderatore) è un fratello sacerdote del quarto ramo, eletto ogni 6 anni, affiancato nel governo da due laici consacrati, un uomo e una donna (gli Assistenti Generali). I tre insieme costituiscono la Presidenza. Altri organi centrali sono l’Assemblea generale e il Consiglio della Comunità. Responsabili in loco delle diverse Famiglie, geograficamente costituite, sono gli Assistenti di Famiglia.

L’ingresso nella CFD

Per entrare nella Comunità c’è un periodo previo di aspirantato, durante il quale chi è interessato viene affidato ad un responsabile della formazione, che gli fa conoscere la Comunità nei suoi fini e nei suoi mezzi, così da realizzare un discernimento serio e ben fondato in ordine alla chiamata a questo tipo di vita. Si entra nella Comunità dei figli di Dio per mezzo di un atto di consacrazione, grazie alla quale la persona si dona interamente a Dio, esprimendo la volontà di vivere la perfezione della carità secondo l’ideale e i mezzi che la Chiesa riconosce propri della Comunità.

Spiritualità

La spiritualità della CFD vuole essere una spiritualità monastica. Soprattutto nell’Oriente cristiano lo stato di vita monastico è inteso come la realizzazione piena della condizione di grazia del battezzato. Essere monaci vuol dire vivere come specifica vocazione la tensione alla piena realizzazione della vocazione battesimale, comune a tutti. Su questa base don Divo Barsotti, ispirandosi alla spiritualità orientale e specificatamente russa, ha ritenuto possibile proporre al semplice battezzato, pur immerso nelle realtà del mondo, l’ideale monastico, nella dimensione di un ‘monachesimo del cuore’, un ‘monachesimo interiorizzato’.

Per questo i mezzi che la Comunità offre per rispondere a questa specifica vocazione sono quelli propri della grande tradizione monastica: la vita liturgica e sacramentale, la preghiera e l’ascolto della Parola di Dio, la vita fraterna. Secondo dei programmi stabiliti, i membri della Comunità meditano ogni mese un libro della Sacra Scrittura in modo da leggere la Bibbia in un ciclo sessennale; frequentano per quanto possibile la vita sacramentale e liturgica della Chiesa; pregano ogni giorno con la liturgia delle Ore, almeno in alcune sue parti.

Nel corso della settimana i consacrati si incontrano in piccoli gruppi; incontri in cui si prega, si fa formazione biblica, si assimila la spiritualità del Fondatore, ci si confronta e ci si aiuta nell’entrare sempre più nel cuore della vita spirituale. Ogni mese poi c’è un incontro allargato tra i vari gruppi esistenti nella stessa zona (adunanza) e una mezza giornata di ritiro, privilegiando la dimensione religiosa del silenzio. Durante l’anno infine si organizzano diversi corsi di esercizi spirituali di cinque giorni in varie regioni d’Italia, e un pellegrinaggio per la conoscenza di luoghi significativi per la nostra spiritualità.

Testi
Gli scritti del padre
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Audio
Gli audio: Registrazioni di omelie del padre Divo Barsotti
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Video
Video della comunità
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Abbiate fiducia. La morte non mi fa paura, già ho vissuto un anticipo di comunione con Lui attraverso coloro che ho amato. Abbiate fiducia. Dio non mancherà.