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C’è una perdita di coscienza oggi: un perdere coscienza, un perdere il senso della propria responsabilità: siamo bambini! È duro essere uomini, vivere come uomini, anche sul piano della Chiesa, sentirci impegnati veramente ad assumere in pieno la responsabilità di una missione universale di salvezza, dalla quale dipende, davvero, tutto l’universo. È difficile, è duro. Dio ci ha caricato di una responsabilità infinita, veramente di una responsabilità infinita.

E noi che cosa si fa? Si cerca di scaricare questa responsabilità, e si parla di ‘cristiano nuovo’. Tutti siamo cristiani! Si cerca di mimetizzarsi con gli uomini, cercando di non qualificarci più come cristiani, come cattolici. È questo il nostro modo di agire oggi. Mi sembra che questo sia il modo di agire, veramente, di gran parte, direi, anche della Chiesa. Ed è questo che distrugge la Chiesa.

Ma se questo è vero per la Chiesa, questo è vero anche per i singoli, per noi uomini, nei confronti di Dio. Anche come uomini, noi non abbiamo la capacità o, almeno, vorremmo scaricarci di questa capacità di rispondere per noi stessi a un destino, a una vocazione troppo alta, troppo grave per noi. Si cerca di fare del nostro meglio, poi il Signore chiuderà gli occhi.

Avete presente la grande pagina di Dostoevskij in Delitto e castigo? Marmeladov ubriaco dice: «Dio alla fine aprirà tutte le porte e dirà: “Venite voi ubriaconi, adulteri… venite, entrate…” e tutti ci porterà in paradiso». Può essere benissimo che chiami anche adulteri e ubriachi, se sono bambini. Ho paura che non ci sia posto per me, perché io non sono né ubriaco né adultero. Cioè, può darsi benissimo che io, che sono uomo, sia rifiutato. Effettivamente si impone che anche come uomini, nei riguardi di Dio, si assuma la piena responsabilità di una piena risposta al Signore, e sentiamo quanto grave è la fiducia che Egli ci ha dato, da far dipendere dalla nostra risposta la salvezza nostra e la salvezza degli altri.

Mi sembra che quello che oggi manca, sia nei singoli che nella comunità cristiana, e poi anche nella comunità cattolica, è proprio il senso della responsabilità piena, la consapevolezza di quello che il Signore ci chiede, di quello che fa dipendere dal nostro atto; Dio ci vuole uomini veramente responsabili e coscienti di quello che Egli vuole da noi, e di quello che dipende da una nostra risposta. Oggi si parla sempre di cristiani adulti, e di uomini adulti, di uomo adulto, di cristiano adulto: in realtà non siamo altro che dei bambini.

L’uomo oggi si riduce ad essere soltanto una piccola rotella manovrata dai partiti, dallo Stato; si cerca sempre più di togliere all’uomo ogni senso di una responsabilità personale, ogni senso di consapevolezza nello scegliere quello che vuole vivere. Si tende sempre più a far questo: mai l’umanità s’è fatta più bambina. Non è questo che il Cristianesimo vuole. Parlando di essere adulti, noi non ci si accorge di essere bambini, ma essendo bambini, noi dobbiamo prender coscienza, invece, della nostra necessità di crescere, di crescere proprio nel senso di una responsabilità sempre più reale, piena, non solo nei riguardi di noi stessi per tutta l’eternità, ma nei riguardi anche dei nostri fratelli.

Il cristiano, il cattolico, se non può vivere una sua risposta a Dio che nell’amore anche verso i fratelli, non può acquistare una piena responsabilità della propria vita senza acquistare insieme il senso di una responsabilità che lo investe nei confronti del mondo, nei confronti degli altri uomini. Ed è veramente grave e pesante quello che Dio ci chiede. Ci chiede che noi prendiamo coscienza che dipende da noi la salvezza del mondo: da noi!

(…) Tu sei un politico, tu sei un insegnante, tu un ginecologo; avete in mano l’anima e il corpo. Non vivete queste funzioni semplicemente sul piano umano come professioni umane: siete cristiani! La professione che esercitate nel mondo, immediatamente, in quanto siete cristiani, acquista una dimensione che è di una gravità estrema, una dimensione cioè di una vostra partecipazione al sacerdozio di Cristo. Perché l’attività umana di ogni uomo che si svolge nel mondo è sempre, per il cristiano, la partecipazione reale al sacerdozio del Cristo.

Ritiro a Merano (BZ), 13 febbraio 1977