Abbiamo bisogno di una fede sempre più grande. Certo, la Chiesa vive oggi un momento molto più tragico di ieri e deve crescere in te la fede, perché se non cresce in te la fede, non ti basta più la fede che avevi ieri. O la tua fede si purifica e cresce o altrimenti tu abbandoni anche il cristianesimo. Puoi dire quello che mi diceva tempo fa un sacerdote: “Non può essere possibile che la fede sia tutta un’illusione?”. Finora si aveva un qualche motivo di credere, motivo di credibilità nel senso appunto che – per esempio – il popolo ci credeva di più, il popolo ci seguiva di più; poi il mondo era più sacrale, si aveva di più un nostro compito, ci si sentiva integrati nella nostra vita proprio vivendo la vita religiosa. Oggi vivere il cristianesimo vuol dire uscire, si direbbe, dagli schemi consueti della vita moderna. Siamo dei disadattati, siano degli anormali; si diventa sempre più così. Vedete dunque che via via che si va avanti in questo cammino si impone per noi una fede sempre più grande, più eroica; perciò perseverare fino alla fine vuol dire crescere fino alla fine in una fede che diviene ogni giorno più pura, in una speranza che è sempre più un legarci all’assurdo, se non proprio all’assurdo, sembra all’impossibile, al miracolo. E di fatto è un intervento divino quello che speri, un intervento divino perciò essenzialmente gratuito che non ha altro appoggio, altro fondamento che la parola di Dio che te l’ha annunciata.
Ecco allora: perseverare, umilmente, serenamente nella fede in tal modo che le difficoltà che crescono, che le tentazioni che divengono più violente, purifichino questa fede, non la distruggano, la purifichino e la rendano più grande, non la eliminino dalla tua vita, facciano la tua fede più grande, più pura, più viva, così come la speranza. Non vi è modo per noi di rimanere fedeli a Lui che in un processo continuo di santificazione che esige anche un crescere continuo nell’esercizio delle virtù teologali.
La fede che avevano i nostri padri nel ‘400, nel ‘500 ma anche nell’800 è un nulla in paragone alla fede che devi avere tu. Allora era difficile non credere perché tutto il mondo nel quale si viveva era un mondo di fede – almeno tradizionalmente di fede, tradizionalmente cristiano – ma ora, chi ti fa credere? Puoi benissimo farne a meno; non solo puoi farne a meno perché il mondo non ti aiuta più, ma verrà a prenderti sempre più in giro, diverrai sempre più una mosca bianca, diverrai sempre più un custode di museo per gli uomini che vivono nel mondo. E tu cercherai, ecco la tentazione tua grande, non soltanto lo sconforto, lo scoraggiamento, ma anche quest’altra tentazione: cercherai un’alleanza col mondo, con Assur, con l’Egitto, un’alleanza coi pensieri del mondo, col modo di giudicare del mondo, con l’efficienza operativa che è propria del mondo. Queste alleanze che cerchi mascherano un venir meno in te della fede.
Si impone, invece, per noi, per rimanere fedeli a Dio, una fede che deve divenire ogni giorno sempre più pura e più grande.
Dal Ritiro a Viareggio del 9 marzo 1970