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Siamo tutti figli di Dio, ma veri figli di Dio ce ne sarà, sì e no, una quindicina ogni generazione. Nemmeno di tutti i santi si può dire che abbiano realizzato pienamente questa dignità di essere figli. Infatti anche fra i santi c’è una perfezione più o meno grande di santità, una identificazione più o meno grande col Cristo. Noi non siamo figli di Dio, ma il fatto di essere la Comunità dei figli di Dio vuol dire per noi impegnarci a realizzare quello che mediante il Battesimo siamo divenuti. In potenza siamo tutti figli di Dio, ma nella realtà noi sentiamo di esserne infinitamente lontani dal vivere secondo questa natura nuova che ci è stata conferita col Battesimo. Siamo in cammino. Anche il fatto di aver fatto la Consacrazione nella Comunità non implica minimamente che sentiamo di aver realizzato quello che vuol dire essere cristiani. Sentiamo tutti di essere in cammino. Quello che proprio ci distingue è che noi sentiamo di essere in cammino e vogliamo fare questo cammino per vivere veramente come figli di Dio. Non dobbiamo illuderci; probabilmente rimarremo in cammino. Però sappiamo una cosa: che chi è in cammino è salvo. Non chi raggiunge la meta, ma chi è in cammino è salvo, perché la santità cristiana non consiste nel raggiungere la meta che ci è proposta. Consiste invece nell’avere un desiderio vivo, una aspirazione costante, una volontà ferma e continua di tendere a Dio. La meta non si raggiunge mai, perché Dio è l’infinito; perciò la perfezione cristiana è quella di essere in cammino. Ecco perché vi dicevo che non dobbiamo mai presumere di essere già arrivati. Lo dice anche san Paolo nella Lettera ai Filippesi: «Dimenticando quello che è dietro di noi, ci protendiamo in avanti verso la meta che ci è stata prefissa» (cfr. Fil 3, 13-14) e che è Dio stesso (…).

Noi che abbiamo fatto la Consacrazione dobbiamo sentirci sempre debitori. Siamo sempre in debito, ma questo non ci fa perdere di coraggio, perché lo Spirito Santo vive in noi. Non possiamo esser soddisfatti di noi, non possiamo pretendere mai di aver realizzato la nostra vocazione cristiana e di aver raggiunto la meta, ma siamo santi nella misura che siamo in cammino. Ed è questo che noi tutti che ci siamo consacrati dobbiamo chiedere a Dio: che rimanga sempre vivo in noi il desiderio, la tensione verso di lui. Non ci dobbiamo contentare mai di noi stessi. Le anime che sono soddisfatte di sé non ci piacciono, non le vogliamo. Chi è soddisfatto di sé crede di aver già raggiunto la meta e si ferma. Noi invece vogliamo esser sempre in cammino, perché sappiamo che Dio è a infinita distanza da noi. È così semplice tutto! E non vi sembra che sia anche bello? Vi lascio alle vostre occupazioni: chi è sposato rimane sposato, chi svolge una professione continua a svolgerla, chi invece è chiamato da Dio alla castità perfetta, vivrà la castità perfetta; chi è chiamato a vivere la vita contemplativa in un eremo, lo si lascia vivere in un eremo; ma ci sentiamo tutti fratelli, perché viviamo tutti lo stesso cammino verso il Signore. Io non mi sento migliore di voi. E nessuno, anche se vive una vita contemplativa in puro silenzio, si deve sentire diverso da voi. Siamo tutti in cammino, lo stesso cammino. Alcuni sono chiamati a vivere questo cammino sotto una certa forma di vita, altri sotto un’altra, ma la meta ultima alla quale tendiamo è unica per tutti: è il primato della carità che ci fa una cosa sola con Dio e una cosa sola con gli uomini.

Ritiro a Bolzano del 23 ottobre 1988