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Poesia e Contemplazione

22 Feb 2024

INTRODUZIONE

Una collana di studi e di monografie letterarie che porta il titolo Lettere per la Toscana potrebbe sembrare, almeno a prima vista, una curiosa riproposta di glorie lontane o di cimeli culturali che la storia di questi ultimi anni tende piuttosto a confinare negli interessi di una qualche nostalgia per il buon tempo antico e valida, al massimo, per abbellire di attualità pretestuosa il narcisismo «regionale» o comunque interessato. Niente di tutto questo, per la verità, nelle nostre intenzioni. Lettere sta per Letteratura, in effetti, e ciò significa prima di tutto che nulla di sé e del mondo conosce la maggior parte degli uomini, se la letteratura non glielo mette davanti o non glielo fa conoscere. Forse l’incalzare della così detta globalizzazione, questo strumento inafferrabile e preciso di omologazione di esistenze e di sentimenti umani, ci costringe a questa difesa della memoria in un mondo sempre più attanagliato nell’oblio, mentre, allo stesso tempo, ci fa sentire il desiderio di una buona e sana letteratura che ci parli delle nostre identità più profonde e più radicate nelle ragioni della vita, della bellezza e della verità. Certo, a ben guardare la nostra situazione attuale e italiana in particolare, essa non sembra essere così favorevole a queste declinazioni dell’anima che aspirano all’infinito, agli orizzonti di senso in cui l’esistenza umana è un bene da coltivare, non già un possesso di piacere e di soddisfazioni da spremere fino all’osso. Questa corsa, forsennata e folle, per inseguire esperienze e luoghi dove l’io consuma se stesso in uno stordimento senza porte né finestre verso l’esterno, produce una chiusura che facilita l’oblìo della nostra anima e di quella degli altri, l’oblìo anche di coloro che hanno molto da dirci sul nostro presente, mentre tutto questo mondo scintillante di piacere e di pronta risposta ai nostri bisogni, assai sollecitato dalla vita civile e politica, rende la vita un nodo inestricabile di inquietudini e di mutamenti senza coscienza e senza consapevolezza. Contro questo oblìo, resta forse ancora il miracolo della poesia, il ricordo degli scrittori che hanno attraversato la nostra storia a occhi aperti, per così dire, e senza mai rinunciare alle ragioni della vita, della bellezza e della verità.

«Lettere per la Toscana», dunque, vuole pagare un debito ad una stagione alta ed esemplare della letteratura attiva a Firenze (ma non solo a Firenze) negli anni ’20 e ’30 del Novecento, per due ragioni che ora ci sforzeremo di precisare. Innanzitutto, un’idea di letteratura che l’oblìo del nostro tempo tende a cancellare. Leonardo Sciascia l’ha mirabilmente definita in una pagina del suo libro Nero su nero (1979) ove si domandava, appunto, il senso della letteratura per la nostra vita personale e civile: «Forse è un sistema di oggetti eterni (e uso con impertinenza questa espressione del professor Whitehead) che variamente, alternativamente, imprevedibilmente splendono, si eclissano, tornano a splendere e ad eclissarsi – e così via – alla luce della verità. Come dire: un sistema solare». In Letteratura, allora, il mito – o forse è meglio dire la mitizzazione dell’oggetto e del rapporto sentimentale con l’oggetto – fa in modo che la banalità o la semplicità di un evento, di un’occasione, di un oggetto in senso lato, diventi verità, originalità, forza espressiva, poiché la presenza del mito svela o porta alla superficie quella verità nascosta, ma comunque universale, che è racchiusa negli eventi interiori ed esteriori. Così, nel momento della creatività, l’artista crede profondamente alla verità di quel sentimento che lo lega agli eventi che racconta o vive, fino a entrare nell’ambito del mito. Senza questa fede che investe il sentimento creativo non c’è creazione artistica. In altre parole, la forma artistica del mito è principalmente un «dramma» che ha a che fare con forze e con caratteri che sfuggono alle semplici leggi della ragione calcolatrice e pragmatica (T.S. Bruner). Si spiega così perché negli anni ’20 e ’30 del Novecento, come ha notato recentemente Giovanni Raboni, è nata tutta una generazione di grandi scrittori che vivevano proprio quel grande dramma civile e culturale che sarebbe sfociato nella tragedia italiana del fascismo. In realtà, nella creazione letteraria, si tratta sempre di un dramma realistico che, per dirlo con R. Wellek e A. Warren, «parla di origini e di destini», e insomma racchiude «le spiegazioni che una società può offrire ai suoi giovani della causa e dei significati del mondo, dei valori e dei fini delle nostre azioni, e le sue immagini pedagogiche della natura e del destino dell’uomo» (cfr. R. Wellek-A. Warren, Teoria della letteratura, tr. it. il Mulino, Bologna 1999).

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RETRO COPERTINA

L’avventura umana e spirituale di don Divo Barsotti (1914-2006) è stata segnata in modo singolare

da un profondo rapporto con l’esperienza letteraria: dai suoi preziosi studi sulla tragedia greca, su Giacomo Leopardi e sulla letteratura e la spiritualità russa, fino alla sua lunga e appassionata ricerca poetica, concretizzatasi nella pubblicazione di numerose raccolte di poesie.

In questa prospettiva, e in un tempo in cui è tutt’altro che scontato riconoscere la fecondità del rapporto tra letteratura e fede cristiana, due sono le domande alle quali il presente volume intende rispondere. Da un lato, esso si interroga sul ruolo che ha avuto la letteratura nella formazione e nella proposta di spiritualità di Divo Barsotti, tema di indubbio interesse in tempi di crisi dell’educazione come queli che stiamo vivendo.

Dall’altro, e in questo caso la “frontiera” appare ancor più avanzata, i saggi qui contenuti intendono interrogare più da vicino lo stesso interesse letterario di Divo Barsotti. Esso, infatti, non è mai fine a se stesso, ma è orientato ad alimentare il desiderio di Dio e della sua conoscenza, quella passione per la bellezza di Dio nascosta nella creazione della quale l’uomo è chiamato a dare testimonianza.

Un’esperienza, quella di Divo Barsotti, tutta tesa tra mistica e scrittura, tra la scoperta del mistero ineffabile di Dio e lo sforzo di comunicarlo con parole umane.

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