La sequela del Cristo non implica una purificazione dall’egoismo metafisico, cioè un superamento di quelle che sono le esigenze proprie della nostra natura umana, in quanto siamo uomini; e di fatto, in questo campo ci sono santi che hanno vissuto una vita normale. Quello che è importante nel seguire Cristo è la purificazione dall’attaccamento ai beni in quanto questi beni divengono fine e non mezzo, la liberazione dall’egoismo in quanto noi non dobbiamo vivere per noi stessi ma dobbiamo vivere per Dio, per i fratelli, e questo è il cammino della nostra vita spirituale. Io non vi chiedo di cambiare esternamente la vostra vita: chiedo a voi e chiedo a me di esaminarci costantemente se il nostro cuore, se la nostra anima vive questo bisogno continuo di liberazione dall’egoismo, sia sensibile, sia spirituale che mira a fare degli altri soltanto il piedistallo della nostra gloria.
Sapete che è una cosa terribile, per esempio, per me essere a capo della Comunità? Per me è facile strumentalizzare voi alla mia gloria. Io sono il fondatore, e allora è facile per me strumentalizzare perfino gli uomini, perfino le anime immortali, a una mia gloria, a una mia piccola fama. È un pericolo costante; bisogna che io costantemente cerchi di purificare ogni mio rapporto con voi, sentirmi vostro servitore e non sentire voi a servizio della mia gloria, del mio orgoglio, del mio amor proprio, della mia vanità. Guai! Sarebbe meglio essere in un eremo e non parlare più a nessuno, perché magari vado a parlare di Dio e invece non faccio altro che predicare me stesso, sapendo che in fondo mi diranno: «Oh! Che bella meditazione!». È terribile sentirsi dire queste cose, perché qualche cosa ci si attacca, ed è male. Mi mandano per forza all’inferno!
La vita cristiana implica una liberazione progressiva da ogni orgoglio, da ogni vanità, da ogni amor proprio. Se non c’è questa liberazione, si gioca: io parlo tanto di santità, io parlo tanto di virtù, e sono io che poi vado laggiù! Mando voi in paradiso e io poi vado all’inferno: credete che sia una cosa bella? Non mandatemi all’inferno, cercate davvero che il cammino della mia vita, come il cammino della vostra, sia un cammino di purificazione costante, purificazione da ogni orgoglio, da ogni amor proprio, da ogni vanità, da ogni ricerca di noi stessi, da ogni volontà di affermare noi stessi, perché è Dio che deve essere affermato, è Lui che debbo servire, è Lui che devo lasciarvi. Guai se dopo di me rimango io! Dopo che sono andato via deve rimanere Lui: io non ci sono più, non debbo avere nome, nulla, perché Lui sia Dio.
Tutto questo è il cammino mio, ma è anche il cammino vostro.
Dall’Adunanza a Firenze del 7 marzo 1982