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Vorrei semplicemente pensare, insieme a voi, che cosa abbia voluto dire lo stare insieme in questi giorni. Abbiamo ascoltato Dio, ma lo abbiamo ascoltato insieme; abbiamo fatto gli esercizi, e questi non solo ci hanno legato ancora di più a Dio, ma ci hanno legato maggiormente anche fra noi. È evidente che la risposta dell’anima al Signore che ci unisce più intimamente a Sé non può dividersi da una unione più intima che la grazia deve realizzare fra noi. Di fatto ogni volta che l’anima, prendendo coscienza di sé, risponde al Signore, questa risposta la si riconosce come autentica nell’amore dei fratelli che è il segno di quella. Ne deriva che da ogni corso di esercizi la Comunità rimane rafforzata e in qualche misura ne viene nuovamente fondata. Di qui non solo un dovere e un bisogno maggiore di amare Dio, ma anche un dovere e un bisogno maggiore di essere uniti fra noi.

Ci siamo incontrati con Dio, ma io mi sono incontrato con Dio anche quando stamani parlavo con uno di voi. Mi sono incontrato con Dio proprio nell’incontrarmi con ciascuno di voi, nell’imprimere sempre più profondamente in me non solo l’immagine fisica di ciascuno di voi (anche questo è importante dal momento che siamo uomini), ma anche la conoscenza di quello che siete voi; perché è indubbio che non conoscerei Dio se questa conoscenza di Dio non mi desse la capacità di penetrare maggiormente la vostra anima, di conoscervi più profondamente. Come l’amore per Iddio ha la sua prova nell’amore che ci lega ai fratelli, così anche la conoscenza di Dio implica una conoscenza reale, più vera, degli altri e di tutti gli altri. La mia gioia è stata grande proprio perché vi ho conosciuto di più.

La mia vita eterna, con l’amore che porto a Dio e con la conoscenza che ho di Lui, non potrà non essere anche l’amore e la conoscenza che ho avuto di voi. Una conoscenza e un amore che allora saranno perfetti, ma che sono incominciati quaggiù, perché vi è continuità vera fra la grazia e la gloria. E se vi è continuità, questo significa che la Comunione dei Santi già si matura nel tempo. Ecco perché ogni società religiosa anticipa la vita stessa del cielo. Non la anticipa soltanto nella lode divina, non la anticipa soltanto nella preghiera, ma anche nella conoscenza reciproca di coloro che il Cristo ha unito.

Dobbiamo dunque conoscerci e amarci. È una esigenza della vita cristiana, ma è una esigenza anche più profonda della vita religiosa, perché se siamo maggiormente impegnati ad amare Dio, siamo anche maggiormente impegnati a conoscerci fra noi e a volerci bene.

Esercizi ad Arliano (LU), 13-17 giugno 1980 – Omelia di chiusura