Vi debbo dire la verità: per venti anni la preghiera liturgica è stata piuttosto un peso per me. Pensavo: l’unione con Dio non si realizza nel puro oblio delle cose e di sé? Il Salterio, certo, è preghiera, ma al contrario di aiutarmi a raccogliermi in Dio, mi distrae. Preghiera dell’antico Israele, il Salterio rende soprattutto testimonianza della vita di un popolo che ancora non vive una sua reale unione con Dio anche se lo cerca, anche se implora, ma nel cristianesimo la preghiera non deve rendere testimonianza di una unione che già si è realizzata nel Cristo? Nei salmi Israele parla a Dio, ma gli parla della famiglia, della città, della guerra, del re, parla del lavoro dei campi, parla di tutto un mondo di cose: come può questa parola raccogliermi in Dio? Pensavo con nostalgia a testi di preghiera che mi sembravano più alti e più puri, che maggiormente avrebbero favorito il mio raccoglimento e l’ordinarsi della mia anima a Dio, a testi che mi avrebbero sottratto all’urgenza dei pensieri e delle sollecitudini per questa vita presente… Poi ho dovuto accorgermi del mio errore. È proprio alla preghiera del sacerdozio cristiano che è dato il compito di una consacrazione del mondo.
Certo, lo sforzo nostro è immane: dobbiamo non soltanto abbracciare tutte le cose, ma sollevarle, nel nostro medesimo ascendere, fino al trono di Dio. La nostra vita mistica non può essere una pura evasione dal tempo, ma una consacrazione del tempo, non può essere una evasione ma una consacrazione dell’universo. Tu devi avere la forza, nella tua carità, di assumere il peso di ogni cosa e di portarla su fino a Dio. È la nostra preghiera. Sì, noi dobbiamo, anche se non siamo sposati, recitare il salmo che ci parla della donna e dei figli, cantare l’epitalamio che è il salmo 44, dobbiamo cantare la costruzione e la vita della città perché anche la città non si sottrae alla consacrazione cristiana. Nulla si sottrae, perché Cristo Gesù è il Salvatore del mondo.
Attraverso la preghiera ogni cosa deve farsi presente allo spirito del sacerdote, ogni cosa egli deve veramente far sua, per offrirla al Signore. Nulla sembra più eterogeneo e molteplice nei suoi temi quanto il Salterio: non solo è il libro ispirato che ha avuto bisogno di un maggior numero di anni per la sua composizione, ma anche ci parla di tutto, fa presente una civiltà nel suo processo secolare, dall’epoca arcaica fino all’epoca maccabaica. Nei salmi si riassume tutto l’Antico Testamento, si fa presente tutto un popolo che piange, che grida, che gode, che odia, che ama; tutto un popolo nella sua storia. La parola in cui si esprime tutto un popolo nella sua storia, diviene la tua parola.
Quale ricchezza!
Le responsabilità dei preti. Prediche al Papa, San Paolo, 2010, pp. 150-151