L’aridità, la noia, il disgusto della pietà non sono indizio di un regresso. In un primo tempo l’anima ha avuto uno slancio, una forza vittoriosa che non conosceva ostacoli e che ha permesso al seme di spaccare la terra e di uscire al sole, ma poi per molto tempo il seme resta quasi fermo.
Sembra che la vita ora dorma, ma il seme sta preparando le radici per accestire e gettare in alto lo stelo e per poter trarre l’umore dal terreno anche nei mesi di aridità. È continuo lo sviluppo dell’anima, ma questa continuità è quella di uno sviluppo organico, non lineare. Attraverso periodi d’apparente involuzione l’anima progredisce senza accorgersene. Siccome l’anima non può vedere la grazia che possiede, le può sembrare di subire arresto e può credere di aver compromesso la sua santificazione col non rispondere alla parola di Dio, ma se si ha fiducia nella parola, e se restan vivi la fede e l’abbandono, tutti gli apparenti arresti non sono che apparenza. Bisogna che il seme conosca i rigori dell’inverno per gettare radici più profonde, che assicurino la vita allo stelo malgrado le difficoltà esteriori.
La parola di Dio è un seme che ha il suo principio in Dio, non in te, e c’è sempre il pericolo che basti una difficoltà a farla seccare. È giusto che tu conosca i rigori dell’inverno e che il seme vada modificandosi senza che nulla apparisca e senza che tu te ne accorga. Non è detto che la virtù esteriore manifesti sempre il grado di maturità di un’anima: la maturità dell’anima è trasformazione dei tuoi pensieri, della tua volontà, prima che dei tuoi atti e dei tuoi movimenti. Dio lavora nel profondo. Quanti anni ci son voluti per i santi prima che apparisse quanto Dio aveva operato in loro! Erano anni apparentemente uguali a quelli delle altre anime che non avevano accolto nessun invito alla santità. Avete creduto di perder tempo e forse questo tempo è stato il più prezioso per la vostra santificazione. La vita del Curato d’Ars quando era in seminario e quando stava nascosto per non andare a fare il soldato, poteva sembrare la vita di un mediocre, d’un pavido; e invece in questa oscurità si preparava la grandezza della sua risposta. E chi avrebbe detto che da Teresa Martin, bambina viziata, querula, incapace di superare qualsiasi contrarietà, sarebbe uscita una santa? Così è per l’anima nostra: anche il nostro progredire suppone anni oscuri, involuzioni. La parola di Dio è un seme fecondo che non si smentisce; solo se tu poni un ostacolo la sua fecondità non agisce in te, ma se resti vivo nella fede la parola agisce e «non sai come». Non vedi questo crescere: il grano resta fermo per mesi e mesi, poi improvvisamente cresce con furia; e così è per te. Arresti, desolazioni interiori, aridità… Dov’è andata la divina parola? Pensi di averne colpa o che Dio non ti ami abbastanza… Ma se restano la fede e l’abbandono, il tuo crescere è continuo anche se ti sfugge. Fai credito a Dio. Anche l’agricoltore fa credito a Dio: non sta lì a guardare il seme, ma va a dormire. Non angustiarti: abbi fede, rimani in un abbandono umile e pieno, e tutto andrà bene.
Dal Ritiro del 28 aprile 1957 a Firenze