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Peccato e misericordia

Mi sembra che l’insegnamento della prima lettura (cfr. Sap 12, 13. 16-19) sia una delle dottrine che il magistero dei dottori d’Israele amava sottolineare fino dal commento di una delle prime pagine della Genesi (cfr. Gen 18, 23 ss), quando cioè Abramo chiede che Dio usi misericordia verso le città di Sodoma e Gomorra: chiede questa misericordia di Dio a motivo della sua giustizia, ed è uno degli insegnamenti più profondi di tutta la dottrina rabbinica, anche se noi cattolici non lo sentiamo dire molto spesso. Da noi si oppone spesso la giustizia alla misericordia, invece il Giudaismo antico vedeva nella misericordia l’unico modo, da parte di Dio, di esercitare giustizia. Dio è giusto nella misura che è buono, Dio è giusto nella misura che è misericordia, Dio è giusto nella misura che Egli ha pietà. Ci sembra che l’insegnamento teologico della tradizione cristiana, più che dipendere dalla Sacra Scrittura – benché dipenda anche dalla Sacra Scrittura, non lo nego – dipende anche da una certa visione delle virtù come ce le ha date Aristotele.

(…) Riprendiamo un poco il concetto di giustizia che è proprio dei pagani: giustizia è dare a ciascuno quello che gli è dovuto. Ora Dio non deve nulla a nessuno, però Dio deve qualcosa a Se stesso. Ma in che modo la giustizia divina può essere ripagata se non da Lui? Egli deve a Se stesso dunque di colmare quello che è deficiente nella creatura; alla giustizia divina non può rispondere altro che la misericordia infinita. Pretendere dalla creatura come tale è per Iddio mettersi nella condizione di non avere mai il pagamento. L’uomo non ha nulla da dare a Dio in compenso di quello che può avergli tolto. E allora, se Dio vuole essere pagato, non può essere pagato che da Se stesso. La risposta alle esigenze divine non può essere data che dal suo amore ineffabile. È quello che diceva sant’Agostino: «Chiedimi, ma dammi anche quello che chiedi!». È Dio soltanto che risponde a Dio, e nessun altro può rispondere a Dio che Lui stesso.

Ma voi capite di qui come sia meravigliosa la vita cristiana! Non abbiamo nulla da temere. Abbiamo commesso dei peccati? Ebbene chi è che diviene l’inizio della redenzione? Una prostituta, la Maddalena: e chi è che va in paradiso per primo? Un ladrone. Ma è giusto che sia così. Perché? Oh! Perché Dio, come diceva sant’Agostino, coronando i nostri meriti, non corona che i suoi doni. Dio solo risponde a Dio, e quando l’anima crede di dare qualche cosa di suo, allora quest’anima già si mette fuori da ogni ordine di grazia; quando l’uomo si fida di se stesso, quando l’uomo crede nelle proprie virtù, quando l’uomo si sente un galantuomo, quando l’uomo è contento e soddisfatto di sé e crede di portare a Dio qualche cosa, è proprio in questo caso che quest’uomo è estraneo alla vita divina, perché tu non puoi portare a Dio se non quello che Egli ti ha dato.

La giustizia dunque di Dio è la sua stessa misericordia. Egli non può essere giusto, Egli può essere buono, longanime perché nulla può essere sottratto al suo dominio: giusto giudice, Egli eserciterà la sua giustizia in una bontà senza confine, in un amore che non conosce misura. È quello che diceva del resto anche uno dei nostri grandi mistici medioevali, il beato Suso: «Alla giustizia divina che è infinita non risponde se non una misericordia infinita». Perché ci deve mandare all’inferno Nostro Signore? Certo, se tu ci vuoi andare ci vai, ma perché dovrebbe mandartici Lui? Tanto, anche mandandoti all’inferno, non ottiene nulla da te: mica ottiene un risarcimento per il nostro peccato! L’unico risarcimento che può ottenere per il nostro peccato è il suo Sangue divino, è il suo amore infinito; solo questo amore risponde all’abisso della colpa.

L’abisso della colpa è colmato soltanto da Dio: non dall’atto umano, non dalla pena dell’uomo. E proprio perché la pena dell’uomo non può soddisfare la giustizia divina, questa pena sarà eterna. Cioè, non perché l’eternità della pena soddisfi, ma perché non potendo soddisfare, l’uomo rimane nella pena, il debitore rimane insolvibile. Allora, dal momento che ci scapita l’uomo e ci scapita Dio, perché Dio dovrebbe mandarmi all’inferno?

Apriamo la nostra anima ad accogliere il dono della misericordia infinita! Accogliamo questa misericordia infinita che sola risponde alle esigenze della sua divina giustizia, della sua Santità.

Ritiro a Firenze del 23 luglio 1972