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Quando io nella Messa dico «Padre veramente santo», dovrei morire sull’istante se capissi qualcosa. È che non capisco nulla!… È una cosa enorme, più grande di quanto si possa immaginare, che noi, povere creature da nulla – ma fosse pure tutta la creazione, tutti gli angeli insieme – proprio noi entriamo nel movimento di amore eterno, infinito onde il Figlio unigenito si volge al Padre suo. Siamo sul piano della Trinità, non siamo sul piano della divinità una. Perché il rapporto con la divinità una è il rapporto della creatura, ma il rapporto con le Persone divine è proprio soltanto della Trinità. Noi entriamo a far parte di questo mistero. Vi entriamo a motivo dell’Incarnazione del Verbo, vi entriamo per il fatto che il Verbo, incarnandosi, ci ha assunti tutti nell’unità della sua natura umana. Ha fatto di noi tutti il suo stesso corpo e ora tutti ci coinvolge in quell’infinito movimento di amore che lo porta al Padre: «Padre veramente santo!».

(…) Vivere la Messa – aveva ragione san Vincenzo Ferreri – è molto più di qualsiasi contemplazione mistica, molto più di qualsiasi esperienza mistica. Nessuna esperienza mistica può essere paragonata alla Messa. Se la viviamo! È che nessuno la vive! Nemmeno san Lorenzo da Brindisi che ci metteva quattordici ore per dirla! Ma anche dicendola così, non la si vive lo stesso. Perché è vivere la stessa vita di Dio. Ora, quando si meditano certi testi della Messa si rimane senza fiato: che cosa avviene? Avviene che Dio, il Padre, riceve il suo Figlio da me: Offerimus. «Ti offriamo, Padre santo, questa vittima». Lo si dice in tutte le preghiere eucaristiche.

Il Padre può essere senza il Figlio? Che Dio sia Dio lo deve a me! Capite che cosa vuol dire la Messa? Perché il Padre non può essere senza il Figlio e il Padre riceve il Figlio da me, dalle mie mani! Certo che me lo dà per riceverlo, perché il Padre non può mai essere separato dal Figlio suo, però lo riceve da me. Me lo dà realmente in tal modo che da me deve riceverlo: Offerimus! Ma ci rendiamo conto? Dio non è Dio senza di me! Dio ha voluto in tal modo unirmi alla sua intima vita che, in qualche misura, senza di me Egli non è. Queste parole sembrano bestemmie, ma le hanno dette dei mistici. Non so se conoscete il Silesio, il più grande mistico tedesco del secolo XVII. Lui dice precisamente questo: «Senza di me, Egli non è». Certo, sarebbe lo stesso, ma ha voluto in tal modo amarmi, in tal modo ha voluto legarmi alla sua intima vita che da me Egli riceve Se stesso. Se io vivessi la Messa!

È che la Messa mi trascende infinitamente. lo nemmeno capisco qualcosa. Ma se la vivessi anche un poco, sarebbe già l’andare oltre ogni esperienza mistica, perché nella Messa non solo si dà Dio a Dio in Dio, ma in tal modo si dà che, senza di me, Dio non sarebbe. Togliete una Persona divina alla Trinità e la Trinità stessa non esiste più. E il Padre mi dona il Figlio e me lo dona così realmente che da me ora deve riceverlo.

Si impone però che io abbia coscienza che il Figlio è mio, come diceva san Giovanni della Croce: «Gesù Cristo è mio e tutto per me». Dio è nostro! La prima cosa che dobbiamo realizzare nella Messa è precisamente questa. Dio in tal modo si dona alla Chiesa che la Chiesa possiede il Figlio di Dio come sua ricchezza, come sua gioia, come sua vita, come sua proprietà. lo non posseggo me, ma posseggo Lui.

(…) Noi non siamo: l’essere che abbiamo lo riceviamo da Dio. Ma il mistero che supera ogni grandezza è che io non ho da Dio soltanto l’essere creato, non ho soltanto questo mondo. Infatti me l’ha dato: sono re del creato. Oh, la povertà… la povertà è soltanto per essere ricchi. Perché dopo il peccato originale il possedere le cose ci fa essere posseduti dalle cose, schiavi delle cose. Nella misura che ce ne liberiamo, ne diveniamo padroni. Chi è stato più padrone del mondo di san Giovanni della Croce o di san Francesco d’Assisi? (…) C’è veramente in loro una presa di possesso della creazione. Ma che cos’è tutto questo? Anche se il Signore mi desse – e me l’ha data – tutta la notte stellata come a san Giovanni della Croce, che me ne farei? Dio non mi dona soltanto il mio essere, Dio non mi dona soltanto la creazione: Dio mi dona Se stesso.

Spiritualità carmelitana e sacramenti, OCD 2014, pp. 220-223