Il Papa [Pio XII] ha affermato che la responsabilità dei mali ricade anche sui cristiani. Perché questa responsabilità? Il cristiano non può e non deve volere che nella vita sociale valgano altre dottrine che la dottrina di Cristo, né può, senza rinnegare l’integralismo cristiano, affidare ad altri un compito che lui solo può e deve compiere. La società cristiana deve essere l’opera dei cristiani. Il dualismo nella vita del cristiano deve essere soppresso. Il Cristianesimo è la salvezza dell’uomo, dell’uomo come tale, di tutto l’uomo. (…)
È tempo di portare Dio nel mondo. È tempo che la luce di Cristo risplenda e il riconoscimento della sua Regalità universale doni agli uomini la giustizia, l’amore e la pace. Solo nel regno di Cristo la giustizia si abbraccia all’amore, e dall’amore e dalla giustizia nasce la pace (…).
Chi in questi giorni gravissimi rinnega la sua responsabilità di cristiano e non si sente la forza di assumere il proprio compito e non fa oggi il proposito di dar tutta la vita e di porre se stesso al servizio dei fratelli, lottando e sacrificandosi per l’avvento di una società finalmente cristiana, rinnega Cristo che vuol essere amato nei suoi propri fratelli e con la sua passività lavora in favore di coloro che preparano per il popolo amare illusioni e rovine.
«Esprimere il proprio parere sui doveri che gli vengono imposti; non essere costretto ad ubbidire senza essere ascoltato», non sono soltanto due diritti, sono anche i doveri dell’uomo nello stato. Il cristiano non può e non deve rinnegare e spogliarsi della sua libertà nemmeno dinanzi allo stato. AI di sopra dello stato e della società egli deve affermare i suoi diritti personali, la sua dignità naturale che è il fondamento necessario della sua dignità soprannaturale di figlio di Dio. Non può il cristiano accettare una vita di pura passività nello stato, delegando totalmente ad esso la cura e il rispetto di sé. Un cristiano che accetta un totalitarismo di stato, ha già rinnegato la sua dignità di persona, la sua libertà di figlio di Dio.
Nello stato l’uomo cristiano deve avere voce attiva perché anch’egli deve contribuire alla vita pubblica: egli deve insorgere quando si attenti ai diritti che ha ricevuti da Dio, non può permettere che lo stato attenti all’istituto familiare, alla vita dei cittadini, alla proprietà, alla libertà della Chiesa e nemmeno deve permettere che lo stato, ridotto a una parvenza di potere e di autorità, sia alla mercé della violenza rivoluzionaria, o consacri con la sua legislazione l’ingiustizia sociale contro le giuste rivendicazioni di una massa che deve sorgere a dignità vera di popolo fruendo realmente nella vita civile di quei diritti che Dio ha dato a ciascuno.
Mentisce a se stesso colui che si dichiara cristiano e non fa quanto è in lui perché l’odio delle classi e delle nazioni si plachi, che cessi l’ingiustizia sociale che grava sulle massa operaia; che la persona umana nel nuovo ordinamento sociale possegga quella libertà giuridica, politica ed economica che solo permette un vivere umano. E difficile è vedere come possa ciascuno contribuire a questo risanamento del mondo, senza entrare animosamente in un movimento politico che unisca in una sola aspirazione, in una sola forza, in una sola azione politica tutte le anime rette e di buona volontà. Mentisce al popolo colui che si dichiara cristiano e non fa quanto il popolo si aspetta da una fede che proclama la giustizia, l’amore fra gli uomini, la pace nella fraternità universale. Perché la massa oggi diserta la Chiesa, se non per colpa di noi, che non abbiamo dato al popolo una sufficiente prova che il Cristianesimo non era soltanto una luminosa dottrina, ma anche l’attuazione di essa? Azione è il comando dell’ora. Facciamo che il popolo veda la potenza miracolosa dell’amore cristiano, e il popolo non si agiterà più andando dietro a coloro che lo illudono con vane promesse.
Mentisce finalmente a Dio stesso colui che si dice cristiano e come cristiano non vive in un desiderio vivo di bene, in una volontà forte e decisa di servire Dio nel suo prossimo. Solo colui che serve è grande davanti al Signore, ed è nell’amore e nel servizio del prossimo che Dio riconosce i suoi figli.
Temi per una nuova coscienza sociale (1944), pp. 21-24